Le nuove normative sul lavoro sportivo, introdotte dal D.Lgs. 36/2021, hanno portato importanti cambiamenti in tema di salute e sicurezza per i lavoratori dello sport, compresi istruttori, allenatori e collaboratori sportivi. Tra gli aspetti più rilevanti vi è il tema delle certificazioni mediche e della sorveglianza sanitaria, che interessa direttamente i circoli di tennis e padel e tutti gli enti sportivi dilettantistici.
Secondo la normativa vigente, tutti coloro che praticano attività sportiva agonistica o non agonistica organizzata dal CONI, dalle federazioni sportive, dagli enti di promozione sportiva o dalle associazioni e società affiliate devono possedere un certificato medico di idoneità sportiva. Questo certificato, rilasciato da un medico specializzato in medicina dello sport (per gli atleti agonisti) o dal medico di base (per l’attività non agonistica), è obbligatorio per poter partecipare alle attività.
Tuttavia, la normativa non specifica esplicitamente se anche i lavoratori sportivi (istruttori, allenatori, preparatori atletici) siano soggetti a tale obbligo. La questione è particolarmente rilevante per istruttori di tennis e padel, che spesso partecipano attivamente alle lezioni, dimostrano esercizi o conducono allenamenti intensi. È quindi ragionevoleritenere che anche loro debbano essere in possesso di una certificazione medica sportiva, almeno nel caso in cui prendano parte all’attività fisica.
Se invece il lavoratore sportivo non svolge attività fisica, come nel caso di un arbitro di tennis che opera seduto o di un dirigente sportivo, l’obbligo della certificazione medica può non essere necessario.
Oltre ai certificati di idoneità sportiva, un altro aspetto cruciale riguarda la sorveglianza sanitaria prevista dal D.Lgs. 81/2008 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Prima della riforma, i collaboratori sportivi e i lavoratori autonomi non erano soggetti agli stessi obblighi di sicurezza previsti per i lavoratori dipendenti. Tuttavia, con l’abrogazione dell’art. 67, comma 1, lett. m), TUIR, i collaboratori sportivi sono stati equiparati ai lavoratori subordinati ai fini della sicurezza sul lavoro, a meno che non rientrino in specifiche eccezioni.
Dal 1° luglio 2023, i circoli sportivi e gli enti che impiegano co.co.co. sportivi con compensi superiori a 5.000 euro annui o co.co.co. amministrativo-gestionali devono nominare un medico competente e sottoporre i lavoratori alla sorveglianza sanitaria. Questo significa che il medico competente dovrà effettuare visite di idoneità alla mansione, verificare eventuali controindicazioni mediche e monitorare lo stato di salute dei lavoratori sportivi nel tempo.
Fanno eccezione i collaboratori sportivi che operano esclusivamente all’esterno dei luoghi di lavoro del committente e coloro che percepiscono meno di 5.000 euro annui, per i quali la sorveglianza sanitaria rimane facoltativa.
Il medico competente è una figura diversa dal medico dello sport e può essere:
• Un libero professionista
• Un dipendente del datore di lavoro
• Un collaboratore di una struttura esterna convenzionata
Il suo compito è quello di garantire la tutela della salute dei lavoratori attraverso visite mediche preventive e periodiche, necessarie per verificare l’idoneità alla mansione e prevenire eventuali rischi.
Un aspetto critico della normativa riguarda la mancata emanazione del decreto attuativo previsto dall’art. 32 del D.Lgs. 36/2021, che dovrebbe definire nel dettaglio le modalità dei controlli medici per i lavoratori sportivi. Fino alla pubblicazione di questo decreto, vi è incertezza su alcuni aspetti pratici, rendendo difficile per le ASD e SSD comprendere appieno gli adempimenti necessari.
Ciò impone ai circoli di tennis e padel e alle altre associazioni sportive di adottare un approccio prudente, assicurandosi di rispettare sia le disposizioni in materia di certificazioni mediche sportive, sia gli obblighi previsti dalla normativa sulla sicurezza del lavoro. In caso di inadempienza, i gestori dei circoli e i datori di lavoro rischiano sanzioni severe, che possono includere ammende fino a 6.000 euro o addirittura l’arresto nei casi più gravi.
In attesa di chiarimenti normativi, la scelta più sicura per i circoli sportivi e gli enti che operano nel settore del tennis e del padel è quella di verificare attentamente la posizione di ogni collaboratore, dotarsi della documentazione medica necessaria e adottare tutte le misure di prevenzione richieste dalla legge.