Aprire una partita iva per lavorare come istruttore di tennis o padel è una scelta che richiede un’attenta valutazione. La normativa sul lavoro sportivo, introdotta dal d.l. 36/2021, definisce il lavoratore sportivo come un tesserato che svolge, a favore di un ente sportivo, una mansione necessaria per l’attività sportiva, escludendo però le figure amministrative e gestionali.
In generale, rientrano in questa categoria atleti, allenatori, istruttori, direttori tecnici, preparatori atletici e direttori di gara, purché le loro mansioni siano riconosciute dai regolamenti tecnici federali. Al contrario, chi svolge attività amministrativa, di segreteria, marketing o gestione impianti non viene considerato lavoratore sportivo e non può usufruire delle agevolazioni previste per questa categoria. Lo stesso vale per professionisti come fisioterapisti, medici o psicologi, il cui titolo professionale è rilasciato al di fuori dell’ordinamento sportivo.
Un istruttore di tennis o padel può essere inquadrato con diverse tipologie di rapporto di lavoro: subordinato, autonomo o come collaboratore coordinato e continuativo (co.co.co.). La differenza principale tra queste modalità riguarda il grado di autonomia nella gestione dell’attività. Un lavoratore subordinato ha più tutele ma anche maggiori obblighi, mentre un lavoratore autonomo gestisce la propria attività in modo indipendente.
Focalizzandoci sulla partita iva, questa rappresenta la soluzione ideale per chi intende svolgere l’attività di istruttore in modo continuativo e con una prospettiva di crescita. È importante sapere che, indipendentemente dal guadagno, l’apertura della partita iva diventa obbligatoria quando l’attività è abituale e continuativa. Questo significa che, anche se il reddito annuo fosse inferiore a 5.000 euro, potrebbe comunque essere necessario aprire la partita iva se il lavoro non è occasionale.
Uno dei principali vantaggi per gli istruttori con partita iva riguarda le agevolazioni fiscali e previdenziali introdotte dalla riforma. Per quanto riguarda i contributi INPS, è prevista una franchigia di 5.000 euro annui, al di sotto della quale non si versano contributi previdenziali. Inoltre, fino al 2027, è applicata una riduzione del 50% sui contributi da versare.
Sul piano fiscale, esiste un’ulteriore franchigia di 15.000 euro annui: sotto questa soglia non si pagano imposte. Superato tale limite, la tassazione dipende dal regime fiscale scelto, che può essere forfettario o ordinario.
Il regime forfettario, se disponibile, rappresenta spesso la scelta più conveniente per un istruttore di tennis o padel, in quanto offre un’imposizione fiscale ridotta (5% per i primi cinque anni, poi 15%) e una gestione contabile semplificata. In pratica, fino a 15.000 euro annui si è esenti da imposte, mentre per il reddito eccedente questa soglia si applica l’aliquota prevista.
Per beneficiare delle agevolazioni, i compensi devono provenire da enti sportivi dilettantistici iscritti al Registro delle Attività Sportive Dilettantistiche (RAS). Questo aspetto è fondamentale: chi lavora per soggetti non iscritti non può accedere ai vantaggi fiscali e previdenziali previsti dalla riforma.
Aprire la partita iva per un istruttore di tennis o padel è un’operazione relativamente semplice. È necessario presentare la richiesta all’Agenzia delle Entrate, scegliendo il codice ATECO corretto per l’attività sportiva. Successivamente, bisogna registrarsi alla Gestione Separata INPS, un passaggio obbligatorio per tutti i lavoratori autonomi. Entrambe le operazioni possono essere svolte gratuitamente in autonomia o con il supporto di un commercialista.
Una considerazione importante riguarda la possibilità di passare da una collaborazione sportiva alla partita iva. La normativa fiscale stabilisce che chi ha avuto un rapporto di lavoro subordinato o di collaborazione con un ente sportivo nei due anni precedenti non può aprire partita iva e continuare a lavorare per lo stesso soggetto, se l’attività è sostanzialmente la stessa. Questo significa che un istruttore che in passato ha lavorato con un contratto di collaborazione sportiva per un circolo di tennis non può successivamente aprire partita iva ed emettere fatture per lo stesso circolo, se il lavoro rimane invariato. È quindi fondamentale pianificare con attenzione il passaggio da co.co.co. a partita iva, per evitare problemi con l’Agenzia delle Entrate.
In conclusione, per un istruttore di tennis o padel che prevede di guadagnare più di 15.000 euro annui, aprire subito una partita iva è spesso la scelta più coerente. Questo permette di evitare vincoli futuri con il regime forfettario e di gestire il proprio lavoro con maggiore indipendenza. Il vantaggio fiscale e contributivo rispetto alla collaborazione sportiva è praticamente equivalente, ma la partita iva offre maggiore flessibilità e opportunità di crescita professionale.